Perchè le coincidenze?



Per qualcuno le coincidenze rappresentano delle circostanze fortunate, per altri l’accadere simultaneo e sorprendente di due o più fatti (perchè meravigliarsi poi?), ma la definizione più adatta nel nostro caso è la prossima:

“In matematica [la coincidenza] è la sovrapposizione di punti, di piani e, in generale, di figure geometriche.”

Una fotografia non è niente più che questo, eppure, dietro quella particolare giustapposizione di luci, ombre e forme, c’è qualcosa che affascina: le figure nitide,
la luce giusta, le persone che sembrano in posa, insomma tutto quanto nella composizione sembra proprio una coincidenza!



Il problema che si propone in questa raccolta è: quella contingenza di eventi, se non ci fosse stato un occhio, un pensiero o un cellulare a percepirla, si sarebbe verificata comunque?

Secondo Hume la relazione fra causa e conseguenza è un’abitudine dell’osservatore: sta quindi a te che sei qui (magari per caso) rispondere a questa domanda.

Chiunque ha provato una volta nella vita il déjà vu, o di pensare a una canzone e poi sentirla alla radio, o ancora, l’esperienza di aver pensato - per esempio - a un cappello proprio mentre un amico lo stava comprando per farci un regalo!

Cosa significano i sincronismi? Sono indizi di una trama sensata? Un saggio indiano afferma:

“Non c’è mistero più grande del fatto che, essendo noi stessi la Realtà, cerchiamo di realizzare la Realtà.” (Ramana Maharshi)



Se siamo parte del tutto, come possiamo capire questi fenomeni? C’è chi ha provato a spiegarli con la fisica quantistica, forse la verità risiede per davvero nella materia.

Gli avvenimenti più o meno singolari ritratti dalle immagini della prima esposizione sono stati scattati su pellicola. Le poesie ne rappresentano una libera interpretazione.

C’è però una coincidenza sulla quale potremmo essere tutti daccordo ed è quella ferroviaria, senonché a tutti è capitato di perdere un treno. Tuttavia, per ogni treno perso ce n’è uno che parte: non è anche questa una coincidenza?

Forse, come il bambino di Winnicot, viviamo nell’illusione di creare e distruggere a nostro piacimento gli oggetti intorno a noi, e il mondo, come una buona madre, ci asseconda nei nostri giochi.

Matteo Marzano